Segreti di famiglia

“Ma dici sul serio? Hai seriamente intenzione di restare qui dentro? Senti che puzza che c’è” .
Giuliano non rispose nemmeno. Aprì un cassetto, vi rovistò dentro. Ne aprì un altro. Quasi non lo avvertiva nemmeno quel putrido olezzo che impregnava tutto.
“Ma che ti frega di ‘sto vecchio pazzo?”, continuò Nico. “Oh, se non mi frega a me. Dai, andiamo, Giulià”.
“Voglio capire. Vattene tu, se vuoi “.
Nico ruggì un’imprecazione. Si muoveva a piccoli passi, poggiando una mano alla parete per mantenersi in equilibrio. Provò a mettere a fuoco la sagoma di Giuliano che poco più in là, dal centro della camera,  stava ficcando il naso ovunque. Non riusciva proprio a capire che s’aspettasse di trovare il suo amico in casa di un povero vecchio scimunito. E Gino lo era, scimunito. Cavolo, se lo era. Lo sapeva tutto il paese. S’era fatto conoscere da tutti, quel coglione. Figurati se poteva essergli parente. No, quell’uomo non era suo nonno. Non poteva essere. Quella sola idea bastava a mandarlo fuori di testa. Spazientito, Nico prese a rosicarsi un dito. Sputò una pellicina e mosse qualche passo verso l’uscita. Con noncuranza, tirò un calcio a qualcosa che si ritrovò tra i piedi e che con quella penombra non riuscì ad identificare. L’oggetto prese a slittare veloce sul pavimento, accompagnato da suoni metallici.
“Che cosa è stato?” chiese Giuliano, interrompendo di colpo le sue ricerche.
“‘Cazzo ne so. Forse un baule. Non si vede niente co’ ‘sto buio del cazzo.” La voce gli uscì graffiata, mentre dentro di sé, Nico sentiva montare una rabbia sconosciuta.
Giuliano lo raggiunse in un lampo.

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